Sette canali lunghi complessivamente molte migliaia di chilometri, che attraverseranno la Cina da Sud a Nord per portare l’acqua del bacino del Fiume Azzurro, afflitto da periodiche inondazioni, al bacino del Fiume Giallo, in secca per molti mesi all’anno. Il tutto da costruire in appena una decina d’anni. Questo progetto di diversione idrica, come quasi tutto quello che caratterizza la Cina di questi anni, è pensato in una scala senza precedenti nella storia umana. Un progetto che appare innaturale ed ecologicamente stonato, se non proprio fuori posto, nella nuova rincorsa ambientale in corso alla conferenza sul clima a Copenhagen. I critici del mega progetto puntano il dito sulle quasi 500 mila persone da sfrattare per far posto al canale che arriverà fino alla metropoli di Tianjin, alle porte di Pechino. Tra gli abitanti della zona della potenziale evacuazione qualcuno già protesta, o chiede compensi più alti per le case e i terreni che stanno per cedere al governo. Altri obiettano che se da una parte l’acqua intorno alla capitale cinese effettivamente scarseggia, ci sono anche molti sprechi, visto che in zona ci sono, per esempio, una quarantina di campi da golf, alcuni grandi centinaia di ettari, verdissimi e sempre irrigati. A molti altri il progetto di diversione idrica sembra solo una versione più nuova del gigantismo maoista che ha già portato alla costruzione della diga delle Tre Gole, mastodonte ingegneristico la cui utilità rimane ancora dubbia. Del resto, per trovare un precedente bisogna risalire all’Urss di Breznev, che voleva dirottare gli «inutili» fiumi del Nord a irrigare le piantagioni dell’Asia Centrale, progetto bloccato solo con Gorbaciov. I tecnici cinesi coinvolti nel progetto però scuotono la testa, qui si tratta di un’altra storia, dicono. «Ci sono vari problemi che gli stranieri confondono e mischiano, in una specie di macedonia ma alle elementari ci insegnavano che mele e pere non possono essere sommate insieme», sostiene un ingegnere che lavora al progetto. C’è un primo problema vero: al Sud ci sono alluvioni che uccidono ogni anno centinaia di persone, mentre il Nord, dove vive circa un terzo della popolazione, si sta desertificando e in media la gente ha meno della metà del minimo di acqua stabilito dall’Onu come standard per «scarsità idrica». I problemi più gravi al Nord non sono i campi da golf, ma l’agricoltura che continua a usare forme di irrigazione primitive. I campi vengono inondati, e hanno avuto finora scarso successo gli sforzi di esperti israeliani di introdurre tecniche di irrigazione più efficienti, come impianti a gocciolamento. «Costano molto in termini di impianti, e non hanno senso per piccoli lotti, quelli del contadino medio», spiegano all’Accademia delle Scienze Sociali di Pechino. E’ anche vero che dal momento in cui il progetto fu pensato, 8-9 anni fa, il clima pare cambiare. Le precipitazioni sono aumentate al Nord e diminuite a Sud. Ciò sembra anche dovuto agli sforzi degli ultimi 20 anni per fermare la desertificazione a Nord di Pechino. Migliaia di ettari di alberi sono stati piantati e questo ha migliorato le condizioni nella regione intorno alla capitale. Rimangono comunque due problemi, che vanno affrontati separatamente: gli sprechi e la scarsità di acqua al Nord. Si tratta di cambiare il tipo di agricoltura, il che significa mettere fine alla piccola proprietà terriera, un processo che è già iniziato ma richiederà decenni. Nel frattempo le riserve idriche delle metropoli settentrionali si stanno esaurendo. La diversione idrica serve appunto ad assicurare acqua al Nord. Inoltre, il canale più orientale del progetto, che sarà completato per primo, nel 2013, ricalca per larga parte il tracciato dell’antico canale imperiale. Questo non serviva a portare acqua ma per il trasporto delle merci. Questa sarà anche la funzione di alcuni dei canali futuri, spiegano al ministero delle risorse idriche e tengono a sottolineare le differenze tra le Tre Gole e la diversione idrica: il progetto della diga non ha avuto alcun sostegno internazionale, mentre la diversione ha una fila di collaborazioni da tutto il mondo, tra cui quella del ministero dell’Ambiente Italiano. Rimangono tanti altri problemi per l’acqua in Cina. Il 60% dei corsi e bacini acquiferi sono inquinati a livelli più o meno alti, anche in molte grandi città l’acqua non è potabile. L’industria pesante, negli ultimi 20 anni la spina dorsale dello sviluppo cinese, ha usato 4-5 volte più acqua per dollaro di produzione rispetto ai Paesi sviluppati. E qui la diversione non può far niente. Resta comunque agli occhi dei cinesi un grande stimolo di sviluppo. Con i suoi 26 miliardi di euro di spesa prevista è una potente iniezione di crescita economica in anni altrimenti duri e magri per la crisi.