L’acqua di Torino rimane pubblica nonostante la privatizzazione voluta dal Governo. Così prevede una delibera di iniziativa popolare approvata ieri dal Consiglio comunale: una delibera che il sindaco Chiamparino ha dovuto accettare senza il benchè minimo entusiasmo.
Torino è la prima grande città che decide di mantenere pubblica l’acqua, anche se cinque Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro la privatizzazione ed un’altra – l’Abruzzo – ha dribblato la privatizzazione dichiarando l’acqua un bene “privo di rilevanza economica”.
La delibera di iniziativa popolare è stata sostenuta da oltre 12.000 firme raccolte in città dal Comitato Acqua Pubblica e, prima di essere presentata al Consiglio comunale, ha ottenuto il parere favorevole di tutte e 10 le circoscrizioni torinesi.
Il provvedimento introduce una modifica allo Statuto della Città. Il nuovo testo dice: “In osservanza della legge, la proprietà delle infrastrutture e delle reti del servizio idrico integrato è pubblica e inalienabile. La Città si impegna per garantire che la gestione del servizio idrico integrato sia effettuata esclusivamente mediante soggetti interamente pubblici”.
Per arrivare a modificare lo Statuto, è stato necessario votare due volte la delibera di iniziativa popolare. Sarebbe stata sufficiente una sola votazione se avessero detto sì i due terzi dei consiglieri comunali.
Il primo febbraio, invece, sono mancati tre voti al raggiungimento del fatidico quorum. Tre voti provenienti dalla maggioranza di centro sinistra che governa la città, fra cui quello del sindaco Chiamparino.
Di qui la necessità di una nuova votazione – quella avvenuta appunto ieri sera – per la quale era necessaria la maggioranza semplice. Che è stata ottenuta nonostante l’astensione del sindaco Chiamparino.
Da blogeko del 9 febbraio 2010