L’ENI prova a dar fuoco all’acqua

Dopo il no temporaneo e strumentale all’atomo e dopo la bastonata alle rinnovabili, la politica energetica italiana vaga alla deriva un tutte le direzioni, compresa quella che conduce verso il gas scisto, altrimenti detto shale gas, estratto dalle rocce frantumate anzichè da giacimenti convenzionali.

Con la benedizione del sottosegretario sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia, l’Eni sta iniziando a cercare gas scisto in Polonia.

Ma si tratta di una tecnica devastante dal punto di vista ambientale: peggio dell’uso del carbone.

Inoltre ieri è uscita sul prestigioso Pnas (Proceedings of National Academy of Sciences) una ricerca che dimostra come questa tecnica di estrazione è direttamente correlata all’ingresso del metano nei pozzi da cui si attinge l’acqua potabile.

L’acqua che prende fuoco, insomma: esattamente come nei luoghi vicino ai quali si estrae petrolio dalle sabbie bituminose.

Lo shale gas è contenuto in scisti porosi: per recuperarlo bisogna fratturare molta roccia con acqua ad alta pressione miscelata con additivi e sabbia. Una tecnica macchinosa e costosa. Impiegata solo perchè il gas convenzionale è sempre più difficile da trovare.

Sulla rivista Climate Change è uscito circa un mese fa un articolo in cui si dimostra che il 3,6%7,9% del metano estratto in questo modo sfugge nell’atmosfera. Il metano è un gas serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica che esce nell’atmosfera quando si brucia il carbone. Tutto sommato e considerato, dunque, per l’ambiente il gas scisto è peggio del carbone.

E non solo. L’acqua usata per fratturare le rocce dopo l’uso diventa salina e inquinata e molto si è parlato dell’eventualità che, insieme agli additivi, si diffonda nel sottosuolo. Di questo la ricerca uscita ieri su Pnas non ha trovato prove: ha trovato invece le prove della “migrazione” del metano nelle acque sotterranee prossime al luogo di estrazione.

Visto che in Italia di gas scisto non ce n’è, l’Eni si appresta a estrarlo in Polonia, che possiede – pare – la metà delle riserve europee.

Entro quest’anno effettuerà sei trivellazioni in partnership con la società polacca Minsk Energy Resources, che è in possesso dei permessi per l’esplorazione delle riserve di gas non convenzionali. L’annuncio è del 2 maggio scorso.

Quasi contemporaneamente il sottosegretario Saglia ha detto che “Lo shale gas potrebbe aprire nuove strade per l’approvvigionamento energetico in un momento particolarmente delicato a livello globale. L’Italia accoglie con favore l’avvio di approfondimenti a riguardo”.

Su Pnas la contaminazione da metano dell’acqua potabile legata all’estrazione di gas scisto (via No all’talia petrolizzata e Oca Sapiens)

Su Climate Change l’impronta ecologica del gas scisto

Su Gazzetta Italia l’Eni in Polonia

Su Distribuzione Carburanti gas shale, Saglia rilancia una nuova strada per l’approvvigionamento energetico