La vita di buona parte dell’umanità è dominata dal problema della scarsità d’acqua, e ancor più lo sarà in futuro. Ma che fine fanno i progetti di cooperazione e solidarietà per dotare di acqua i villaggi africani?
Fanno una pessima, ingloriosa fine. Centinaia di milioni di dollari sprecati perchè non ci si occupa della manutenzione.
Lo dice l’Institute for Environment and Development di Londra in occasione del Forum mondiale dell’acqua in corso a Istanbul.
In sostanza, secondo l’ Institute for Environment and Development , per dissetare l’Africa non basta scavare un pozzo ed andar via. Bisogna prendersi cura anche del suo funzionamento. Invece…
Invece questo non succede, e così non funzionano circa 50.000 punti di approvvigionamento idrico costruiti nelle campagne africane e costati 215-360 milioni di dollari.
Ad esempio, sono ancora in funzione solo 33 dei 52 pozzi per l’acqua e acquedotti costruiti dalla Caritas nella regione di Kaolack, Senegal, a partire dagli Anni 80.
Nella zona occidentale del Niger, di 43 simili pozzi ora 13 risultano abbandonati e gli altri 30 funzionano a singhiozzo: alcuni fermi solo per pochi giorni all’anno (ma già immaginatevi il dramma per chi su di essi fa affidamento), altri soggetti a più frequenti interruzioni del servizio. Nessuno, alla fine dei conti, assicura approvvigionamenti d’acqua sicuri.
Non è comunque solo un problema dei pozzi scavati dalla Caritas. Il 58% dei pozzi del Nord del Ghana ha bisogno di riparazioni.
La soluzione? Secondo l’Institute for Environment and Development, mettere la manutenzione di pozzi e acquedotti direttamente nelle mani delle comunità locali.
Da blogeko del 20 marzo 09