L’architettura delle acque e della terra
Di: Motta, Pizzigoni, Ravagnati
Edito da: Franco Angeli
Nel contesto di un paesaggio in cui le singole identità vengono cancellate a favore di una neutrale omogeneizzazione, prendere posizione significa rifondare i principi disciplinari dell’architettura, in relazione a processi di trasformazione non più riconducibili alle categorie con cui si è da sempre misurata.
Ricomporre il primo trattato d’ingegneria idraulica del ‘600, con il fine di individuare i caratteri fondativi insiti nella terra come forma prima, riporta i temi della misura dello spazio – e dunque della forma – e della costruzione al centro di un dibattito che si concentra sempre più su argomenti come l’interrelazione o la percezione.
Giovanni Battista Barattieri, autore del trattato, da come titolo al suo studio quello di “Architettura d’Acque”, ponendo come centro della questione il tema della costruzione del fiume. Ma l’architettonicità del suo discorso risiede anche nel modo in cui vengono definite, attraverso la rappresentazione cartografica e il disegno, le regole della composizione, nel rapporto tra costruzione della città e forma del sito. Un processo speculare che si serve della descrizione dei fatti naturali per connotare formalmente quelli urbani e introduce l’adozione di figure architettoniche in relazione ai problemi posti dalla natura del fiume. Momenti della definizione del progetto urbano, dunque, che Carlo Ravagnati sceglie e commenta delineando lo schema di un trattato di composizione per la città del presente. Giancarlo Motta e Antonia Pizzigoni svolgono, nella prima parte del libro, il tema del progetto attuale attraverso la definizione di “Architetture della Terra”. La descrzione, la composizione e l’elaborazione cartografica degli elementi della geografia indicano il senso e la possibilità del nuovo. L’idea è quella di utilizzare l’architettura come strumento di disvelamento del locus, ma, allo stesso tempo, attraverso le forme proprie della natura, offrire un nuovo punto di vista sui manufatti architettonici. Rifondare il progetto di architettura non più nella ricerca di trame nascoste di ordini passati, bensì in un profondo ed archetipico senso della terra, in quanto forma costruita; spiegare i nuovi modi di costruzione degli insediamenti attraverso la diversa e imprevista natura dei fatti geografici su cui la città di oggi si disperde, si ridisegna.
Di Carlotta Torricelli
Da “AL” di luglio 2007