L’impatto visivo dei lampadari di Stuart Haygarth è sorprendente. Non tanto per la loro effettiva e innegabile piacevolezza estetica, quanto per la constatazione che sono realizzati esclusivamente con materiali di recupero: cianfrusaglie trovate alla discarica o nei mercatini, amorevolmente recuperate e diligentemente assemblate. Ex fotografo, 41 anni, inglese, Haygarth è da tre anni sulla cresta dell’onda con la sua poetica neo-object trouvè. Da quando, nel 2005, ha presentato il suo Millennium Chandelier (un assemblage realizzato con i resti dei fuochi d’artificio trovate sulle rive del Tamigi il 1° gennaio) per lui è stato infatti un susseguirsi di successi: un pezzo commissionato dal Design Museum di Londra, due mostre alla Tools Galèrie di Parigi, una performance live a Design Miami e adesso la candidatura per il Bombay Sapphire Prize che verrà assegnato durante la settimana milanese del design di questo aprile.
“Lo scopo delle mie opere è fare rivivere ciò che è stato buttato via. Mettere insieme oggetti dello stesso colore, forma o funzione dà loro un valore particolare e un nuovo significato” dice Haygarth.
Che non si considera un ecodesigner ma una persona che non apprezza lo spreco ed è affascinata dalle storie che gli oggetti sanno raccontare.