Acqua di rubinetto nei locali esclusivi

Potete fare a meno di chiedere bottiglie di acqua Fiji, San Pellegrino o di altra marca da Incanto, un ristorante che ha aperto a San Francisco nel 2002, o da Poggio, inaugurato a Sausalito, dall’altra parte del Golden Gate Bridge. Tutta l’acqua che servono è acqua di rubinetto, filtrata prima di essere messa in tavola, ma pur sempre proveniente dall’acquedotto locale.

“Servire acqua locale in caraffe che possono essere riutilizzate è più sensato per l’ambiente che produrre migliaia di bottiglie destinate a una sola persona, che possono essere usate una volta sola e poi gettate”, spiega Incanto sul suo sito.

Questi ristoranti della Baia di San Francisco erano tra i pochi a non servire acqua in bottiglia finché l’anno scorso Alice Waters, la chef americana che ha incoraggiato a consumare cibo biologico locale prima che diventasse di moda, non ha messo al bando dal ristorante Chez Panisse di Berkeley tutta l’acqua imbottigliata. Adesso, grazie alla signora Waters, anche un importante ristorante di New York si è unito al trend.

E’ una svolta per l’industria della ristorazione che, se si estrapolano le cifre ricavate dalla vendita di acqua che secondo il consulente di ristoranti Clark Wolf si consuma annualmente, guadagna dalla minerale da almeno 200 milioni di dollari a 350.

Ma per molti l’idea di usare l’acqua di rubinetto è ancora oggetto di discussione anche perché ci sono grandi interessi legati alla minerale. I ristoranti la comprano a uno o due dollari e la rivendono anche a otto o più. Alcuni ristoranti sono favorevoli a mettere a tavola acqua di rubinetto ma anche a fornire, su richiesta, acqua in bottiglia.

Wolf, il consulente, crede che se i ristoranti si sentiranno pressati a eliminare le bottiglie, sapranno come fare. “Nessuno sa adattarsi meglio di un ristoratore”, chiarisce e osserva che a suo tempo c’era chi si era lamentato del divieto di fumo nei locali e poi è “sopravvisuto meravigliosamente”.

da “New York Times” del 9 luglio 2007