ISPRA (Varese)
Da una parte si dissoda il terreno del futuro, dall’altra se ne studiano gli effetti. Tradotto: se una zona di Lombardia (il Pavese) pensa di trasformarsi in una miniera di energia alternativa, se altre avviano progetti innovativi, in un altra ancora ( li lago Maggiore) si analizzano gli scenari e la compatibilità con l’ambiente delle nuove produzioni.
A Ispra, nei laboratori di ricerca dell’Unione Europea un dipartimento si occupa esclusivamente di energia pulita, a guidarlo è un ricercatore tedesco, Heinz Ossenbrink.
Dottor Ossenbrick, è questa la strada del futuro?
“Una cosa è certa: mia figlia, che oggi ha 10 anni, da grande guiderà un’auto che non funzionerà con combustibili fossili”.
Trasformare le campagne, dedicarle alla produzione di prodotti per il biodiesel: questo ci garantirà l’indipendenza energetica?
“Me la cavo con una battuta: sì ma alla dipendenza energetica sostituiremmo quella per il cibo. Servono aree vastissime per coprire il fabbisogno e qui a Ispra studiamo proprio la compatibilità ecologica di queste trasformazioni: quali aree sono indicate, quale sarebbe l’impatto sui consumi di acqua, quali le conseguenze sulla biodiversità. I campi di colza o di mais sono belli da guardare, ma non possiamo trasformare un’intera regione in un campo di mais e non sempre l’ambiente può sopportare cambiamenti tanto pesanti”.
Ma questo ci riporta al punto di partenza: soddisfare la fame di energia del pianeta…
“Attenzione a non concentrarsi sul problema delle fonti, delle materie prime. Ci sono vastissimi margini di miglioramento sotto il profilo tecnologico. L’automobile ad esempio, è un sistema vecchio di 120 anni, che ancora oggi disperde i tre quarti dell’energia prodotta. E, questo, da scienziato, mi fa stare male…”
Il progressivo passaggio a energie da fonti rinnovabili sarà dunque un passaggio naturale?
“No, molto dipenderà dalle scelte della politica. L’Unione Europea ha deciso di intervenire in maniera risoluta sulle emissioni di anidride carbonica e questo condizionerà molto le scelte delgi anni a venire. Poi c’è l’aspetto delle convenienze e della politica agricola. Ogni coltivatore oggi chiede: quanti soldi potrò guadagnare se converto la mia produzione alle bioenergie? Sono tutti interrogativi decisivi”.
da “il Corriere della Sera”