Con il prezzo del petrolio che supera i 100 dollari al barile, un sempre maggior numero di persone si dichiara favorevole al nucleare. I paesi che producono questo tipo di energia hanno migliorato, negli ultimi anni, la sicurezza delle loro centrali. In Italia, invece, siamo ancora alle prese con le scorie prodotte e precariamente stoccate prima del 1987, anno in cui un refedenum sancì l’abbandono del nucleare. Siccome le centrali sono ancora da smantellare, si continuano a produrre rifiuti radioattivi e anche questi vengono stoccati in luoghi precari. Le scorie perdono la loro radioattività in migliaia di anni, i rifiuti invece, a seconda della tipologia richiedono dai 25 ai 300 anni. Individuare un sito adeguato in grado di ospitare i resti del nucleare richiede uno studio accurato e soprattutto enormi spese.
Se pensiamo che in Italia si fa fatica a trovare un posto dove mettere i rifuiti urbani, sembra rempota la possibilità di trovare una comunità locale disposta a ospitare quelli radioattivi. Un’altra voce altamente costosa nella progettazione di una centrale nucleare è la prevenzione del rischio che diventi un obiettivo terroristico, e questa possibilità riguarda anche il trasporto delle materie prime per farla funzionare e delle scorie prodotte. In Francia , i treni speciali che trasportano scorie nucleari sono scortati dai mezzi dell’esercito e l’itinerario del treno cambia in continuazione, all’insaputa delle popolazioni residenti vicino alle ferrovie.
Ma lo svantaggio principale del nucleare è che l’uranio, esattamente come il petrolio, è una materia prima esauribile. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica stima che la quantità totale di uranio disponibile ammonta a 4 milioni di tonnellate e le centrali gia esistenti ne consumano tutte insieme circa 60 mila l’anno. Con un rapido calcolo è facile capire che tra poco più di 60 anni, ci si potrebbe trovare con l’uranio esaurito, le centrali inutilizzabili, milioni di tonnellate di scorie, e una quantità imprecisata di rifiuti. Può darsi che la ricerca in campo nucleare riesca a progettare reattori di nuova generazione, che risolvano tutti questi problemi e utilizzino al meglio i processi di fusione, ma è una prospettiva per il futuro e non una soluzione tecnologica immediata. Se si vuole risolvere la questione della dipendenza energetica dal petrolio, occorre investire nella riprogettazione della rete di distribuzione, per far durare più a lungo le risorse fossili, sfruttando al massimo quelle rinnovabili: biomasse, sole e vento sono inesauribili. E, soprattutto, sono dappertutto.
Di Milena Gabanelli Da “Io” del 29 marzo 2008