ROMA (11 febbraio) – Si alla privatizzazione, ma «senza fretta». È questa la posizione del Comune di Roma, principale azionista di Acea, che esce da un infuocato consiglio comunale straordinario convocato per fare il punto sul futuro della società capitolina. L’opposizione chiede più chiarezza nelle scelte aziendali e dice no alla «svendita della società». Attacchi a cui il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, risponde con forza, confermando la bontà della scelta di privatizzare: «Respingo categoricamente l’ipotesi che il sindaco di Roma possa regalare le acque a qualche monopolio privato – ha detto Alemanno nel corso del consiglio comunale – questo non accadrà mai».
Una posizione confermata dalla mozione di maggioranza, approvata al termine del consiglio, che impegna il sindaco e la giunta «a porre in essere tutte le azioni necessarie per delineare un percorso di cessione delle quote azionarie di Acea in eccesso rispetto ai limiti indicati dalla legge che garantiscano al Comune di Roma il controllo della società e, in particolare, del servizio idrico» agendo «in coerenza con le opportunità offerte dal mercato».
C’è attesa per il consiglio di amministrazione della società, in programma per domani: all’ordine del giorno ancora le trattative con i soci di Gdf sulla riorganizzazione delle attività comuni. E anche la possibile emissione obbligazionaria da circa 500 milioni di euro. Il sindaco Alemanno aveva annunciato in un’intervista l’intenzione di accelerare la privatizzazione dell’azienda, entro quest’anno, privilegiando soprattutto «partner legati al territorio».
Ma l’opposizione in Campidoglio non fa sconti: secondo l’ex sindaco Francesco Rutelli, per Acea «non c’è una strategia industriale: perchè questa fretta? Questa sembra una privatizzazione per fare cassa». Per Rutelli, inoltre, «oggi la situazione del cda di Acea somiglia alla Lazio – dice riferendosi alla squadra di calcio – ognuno parla manifestando una strategia confusa e una fragilità gestionale». Le critiche riguardano anche la gestione della società che, sottolinea l’opposizione, in un anno ha perso il 30% del valore in Borsa, mentre il debito di Acea è a quota circa 2,7 miliardi. Ma Alemanno ribatte: «resteremo socio di riferimento», aggiungendo che inserendo Acea nel mercato con una maggiore quota affidata ai privati si avrebbe «un risultato finale di una Acea più forte, capace di avere risorse in più senza metterne in discussione il controllo, restando attivi nella produzione di elettricità e creando possibilità anche per la produzione di energie alternative».
Alemanno ha spiegato inoltre che la privatizzazione è una strada più auspicabile rispetto a una gara che attirerebbe «appetiti internazionali», e ha preso l’impegno «di portare in consiglio comunale un progetto completo, elaborato con un intervento tecnico e non solo politico, per intercettare il momento migliore del mercato» per la privatizzazione.
Dal Messaggero del 14 febbraio 2010