Principi di packaging design applicati a un bene irrinunciabile.
Acqua:
da abitare e da bere, da assaggiare e possedere, da guardare e progettare.
Acqua buona e bella.
Acqua più dell’acqua.
Il collega ed amico Alberto Bassi, faceva delle considerazioni non molto tempo fa’ su come i contenitori di liquidi sono e stanno cambiando, dando sempre più importanza al significato di comunicazione del contenitore che al contenuto stesso da reclamizzare.
Al principio degli anni trenta, dalla collaborazione con Fortunato Depero nacque l’idea del famoso contenitore triangolare per il Bitter Campari, e non è certo un caso che l’artista futurista, tra l’altro, sia stato un pioniere della comunicazione pubblicitaria non solo del settore.
E questo non è il solo esempio, basti pensare alla bottiglia della Coca Cola, o alla bottiglia per Orangina panciuta e texturizzata, o a quella dell’acqua minerale Perrier in vetro colorato verde nella sua veste tradizionale, ed in quella disegnata da Sophia Wood per la limited edition.
Se il packaging design una volta era rivolto soprattutto alla nicchia dei prodotti di lusso (dai profumi, ai cosmetici, ai superalcolici), da un po’ di tempo a questa parte si è preso cura anche di quei prodotti che accompagnano più comunemente la nostra vita quotidiana. Vi voglio parlare del design dell’acqua, di come famosi designer si sono prestati con la loro grande esperienza a impacchettare la “grande sete di acqua minerale”.
Ad esempio nel 1995 Giugiaro Design ha progettato la nuova bottiglia per l’acqua San Bernardo, caratterizzata da piccole goccioline che esaltano la superficie essenziale e trasparente conferendo eleganza a un tipico oggetto d’uso quotidiano e successivamente questa particolare forma è divenuta il marchio del contenuto, per poi essere trasferito anche nelle bottiglie in pet.
Nel 2000 Pininfarina ridisegna la bottiglia in vetro per acqua Lauretana. La semplicità e l’armonia della forma, il rispetto della funzionalità, l’equilibrio tra vuoti e pieni sono le caratteristiche di questa bottiglia. Le linee morbide arrotondate e filanti rappresentano il frutto del dialogo tra ricerca estetica e componente tecnologica.
Dal 1999, ogni fine anno viene festeggiato da Evian con l’edizione di una bottiglia speciale, la “goccia d’acqua”, vale a dire un litro di acqua naturale caratterizzato proprio dalla forma a goccia o dallo skyline delle montagne, come quella prodotta nel 2005.
Lo scorso anno il premio dell’imballaggio per la categoria qui sopra descritta, è stato vinto dalla bottiglia prodotta da Saint Gobain per l’acqua Fontenoce. E’ una bottiglia in vetro bianco, slanciata, con una serie di piccole onde, che ricordano la corrente di una sorgente, e quest’ultime, movimentano la superficie stessa culminando in un collo allungato, forma di grande impatto visivo e tattile, e che rappresenterà l’intera gamma dei prodotti a marchio aziendale.
Anche altri designer si sono cimentati a vestire l’acqua come Gaetano Pesce per Vittel, Ross Lovegrove per Tynant, Hangar Design Group per Ferrarelle.
Ma il massimo lo si raggiunge con Bling H2O, prodotto che si inserisce nel mercato del super lusso. Nel loro sito si legge che la loro bottiglia è considerata la Rolls Royce delle acque minerali, nata dall’ispirazione dello scenografo di Holliwood Kevin G. Boyd, decorata con cristalli Swarovski,e la cui la fonte si trova nel Tennessee.
Per finire in bellezza ho trovato Finè, che sgorga da una fonte delle viscere della catena vulcanica Fuji in Giappone a circa 600 metri dal suolo, ed è contenuta in una bella bottiglia di vetro sabbiato. La Elsenham Artesian Water, il cui nome deriva dalla località di origine, ha vinto il premio come miglior prodotto di design a Dubai nel 2005, ed è la bottiglia d’acqua più blasonata e più bella al mondo proveniente direttamente dalla Gran Bretagna.
Le ultime tre chicche arrivano dal Canadà, dall’Australia e dalla Finlandia.
Da quest’ultima Veen Velvet, acqua purissima che sgorga da una fonte del Nord del paese e trova alloggiamento in una incredibile bottiglia allungata.
Berg, l’acqua dell’iceberg, la cui bottiglia è stata pensata per creare lo stesso effetto, nonostante l’uso domestico, in vetro, leggermente verde, rappresenta la raccolta del ghiaccio, che riflette le tonalità del verde quando si osserva un iceberg di un ghiacciaio.
Anche una studentessa del Master RSP Packaging Design dello IED, Tinna Petursdottir ha ridisegnato la bottiglia prodotta da Saint Gobain per Acqua Norda.
L’ultima acqua presa da me in considerazione è la Tasmanian Rain, un acqua piovana, proveniente dalla raccolta in una zona del litorale nord ovest dell’Australia, dove le stazioni meteo mondiali hanno dichiarato esserci l’aria più pura del mondo, imbottigliata senza mai toccare la Terra, dopo l’evento meteorico. Il suo contenitore è chiaramente in vetro riciclabile, e trasparente per proteggere e comunicare la purezza del prodotto.
La mia modesta opinione, è che forse, in un mondo globalizzato dove l’acqua diventerà sempre più una risorsa ambientale da preservare e proteggere, forse l’involucro, il contenitore, la bottiglia stessa dovrà perdere la sua importanza.
Dati alla mano il costo della bottiglia di plastica incide per il 60% sul prezzo della bottiglia stessa, per il 12% incide la pubblicità, per il 28% incide sul costo complessivo l’imbottigliamento e di trasporto.
Ma il dato più incredibile è questo: 0,0006 € è il prezzo in media che le aziende pagano alle Regioni per un litro di acqua minerale. Lo stesso litro viene poi rivenduto al supermercato aggravato dei costi sopra citati. La classica bollicina speculativa.
Ritengo che sia più importante che le grandi multinazionali dell’acqua investano le loro risorse in studi, ricerche e iniziative no profit su una più equa distribuzione di un bene così prezioso per l’umanità, in modo da poter garantire ad ogni abitante della terra almeno 5 ai 6 mila mc all’anno.
Dal 2000 ad oggi nel mondo si contano più di 31 guerre, rivolte e atti terroristici a causa dell’oro blù. Negli ultimi 50 anni abbiamo consumato i 3/5 della riserva idrica mondiale, ed oggi cominciamo a esser consapevoli che non è vero che l’acqua per natura è rinnovabile.
L’acqua è una risorsa ormai finita a causa della crescita demografica, dell’aumento dei consumi, dell’espansione economica, dell’inquinamento, del riscaldamento climatico e della cattiva gestione.
Penso che questo tema di sostenibilità sull’acqua per il quale già alcune grandi aziende stanno lavorando sia sempre più un tema attuale, di grande interesse pubblico, ma soprattutto, essendo l’acqua fonte di vita è necessario ribadirlo come diritto inalienabile, individuale e collettivo.
Spero che questo appello ad una maggiore responsabilità della cultura del progetto sia preso in considerazione, e che esempi come quello della Biota ( www.biotaspringwater.com ) possa significare solo un segnale di inizio di come la cultura del progetto debba essere al servizio delle società che producono, imbottigliano e vendono l’acqua.
Roberto Marcatti
Da “Architetti: Idee cultura e progetti” del settembre 2007