Comincia in quota la grande sete della Lombardia

Ghiacciaio dei Forni

D’estate i ghiacciai perdono 170 milioni di metri cubi d’acqua. E d’inverno non nevica

MILANO – Ancora trenta, quarant’anni, e le Alpi sembreranno Pirenei. E qualche decennio più tardi si trasformeranno di nuovo, ed assomiglieranno agli Appennini. “Se ipotizziamo un aumento medio della temperatura di 2 gradi, nel 2060 avremo detto addio al 60/70% dei ghiacciai alpini; nel 2100 saremo al 90%” spiega Claudio Smiraglia, presidente del Comitato Glaciologico Italiano e professore al dipartimento di Scienze della Terra della Statale di Milano. E proprio qui, oggi “La crisi delle risorse glaciali in Lombardia” sarà il tema di una giornata di studio organizzata da Università, Comitato Glaciologico, Cnr e Aem. Se il cambiamento è indubitabile e sotto gli occhi di tutti i frequentatori della montagna, le serie storiche e le misurazioni più recenti parlano chiaro: nel gruppo dell’Ortles Cevedale il ghiacciaio della Sforzellina ha perso 20 metri di spessore in vent’anni. Nella sola estate del 2006 il ghiacciaio Pizzo Scalino è arretrato di 37 metri; di 28 quello dei Forni: le fotografie che pubblichiamo, scattate tra la fine del 1800 e il 2007 non hanno bisogno di commenti. E nel 2050 questo, che oggi è il maggiore ghiacciaio sul versante meridionale delle Alpi, avrà perso tutte le sue lingue vallive. Ancora quassù, a 2700 metri, dal 2005 funziona la prima stazione meteo su un ghiacciaio italiano: i dati raccolti dai ricercatori guidati da Guglielmina Diolaiuti indicano che in montagna le variazioni climatiche sono molto più marcate che in pianura e confermano che l’inverno 2006-2007 è stato molto più caldo del precedente.

Dalle “carote” di ghiaccio arrivano anche altre notizie: negli ultimi 800 mila anni, per esempio, la concentrazione di CO2 non è mai stata tano elevata: “Siamo quindi al di fuori dei limiti naturali” dice Smiraglia. “Però si è anche scoperto che il clima antico, le cui variazioni sono state determinate da cause astronomiche, non ha mai avuto un’evoluzione graduale, ma ha sempre agito con cambiamenti bruschi (“effetto sorpresa”), verificatisi anche nell’arco di un decennio. Potrebbero quindi verificarsi variazioni climatiche molto rapide su cui non possiamo fare alcuna previsione attendibile”.

Intanto, ogni estate, i ghiacciai lombardi perdono 171 milioni di metri cubi d’acqua, tanta quanta ne contengono i bacini di Cancano e San Giacomo: e siccome d’inverno non nevica è acqua persa per sempre.

Da “Corriere della Sera” del 17 novembre 2007