IL DESERTO DELLE DUE PERLE: LE TEMPESTE DI SABBIA DI GALLIPOLI E OTRANTO

Fino al secolo scorso c’era un grande lago che si chiamava Aral. Il lago d’Aral, uno dei laghi più grandi del mondo ed enorme riserva di pesca che dava sostentamento a milioni di persone, a causa di un dissennato progetto dell’Unione Sovietica di diversione delle acque a scopo irriguo per la produzione di cotone sulle sponde dei fiumi che lo alimentavano, è oggi praticamente scomparso, lasciando il posto a chilometri di steppa desertica che producono tempeste di sabbia, a loro volta causa di cambiamenti climatici.

Fino ad oggi (al settembre 2007) c’è una grande riserva d’acqua che si chiama FALDA DEL SALENTO che permette a Otranto e Gallipoli di vivere in un territorio bello e suggestivo e di far vendere ai suoi abitanti a 4.000 Euro al metro quadrato gli appartamenti ai turisti che vengono da tutto il mondo. Questa area che va da Otranto a Gallipoli coprendo parte del Salento è definita dagli studiosi MOLTO SENSIBILE ALLA DESERTIFICAZIONE .
Il concetto di desertificazione si è progressivamente evoluto nel corso degli anni nel tentativo di definire un processo che, seppur caratterizzato da cause locali, sta sempre più assumendo la connotazione di un problema globale. A questo termine è associata nell’immaginario collettivo il processo di espansione dei deserti sabbiosi.
Quest’immagine non corrisponde alla complessità dei fenomeni di degrado in atto nel nostro territorio.
Un elemento comune che inconfutabilmente associa le aree soggette a desertificazione è costituito dalla progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacità produttiva.
In base ad un criterio di produttività biologica, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Desertificazione, tenutasi a Nairobi nel 1977, adottò una definizione di desertificazione (“riduzione o distruzione del potenziale biologico del terreno che può condurre a condizioni desertiche”) che prescindeva dalla collocazione geografica (polari o tropicali) delle aree colpite, dalle loro caratteristiche climatiche, dalle cause (naturali o antropogeniche) e dai processi (salinizzazione, erosione, deforestazione, ecc.) all’origine del degrado del potenziale biologico del suolo.
La desertificazione costituisce attualmente uno dei più impellenti e gravi problemi che minacciano l’umanità. La desertificazione minaccia infatti già oggi la sicurezza alimentare e la sopravvivenza di circa un miliardo di persone nelle aree più povere dei cinque continenti.
Ma noi che leggiamo e che viviamo in un paese che è tra gli 8 più ricchi del mondo pensiamo di non avere nulla a che fare.
L’ANSA un anno fa ci ha dato la notizia che presumibilmente per mitigare gli effetti devastanti della desertificazione sono a disposizione della nostra regione più di un miliardo di Euro ovvero duemila miliardi delle vecchie Lire.
In Puglia solo il 7% del territorio regionale non e’ affetto dal rischio deserto, mentre il 93% e’ mediamente sensibile (47,7%) e molto sensibile (45,6%) con le aree dietro il Gargano, molta parte della zona costiera e la fascia che va da Otranto a Gallipoli coprendo parte del Salento. I piani anti-desertificazione delle 7 regioni piu’ a rischio (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) riguardano 5 capitoli di intervento:
1. protezione del suolo;
2. gestione sostenibile delle risorse idriche;
3. riduzione dell’impatto delle attivita’ produttive;
4. riequilibrio del territorio;
5. misure trasversali.

Dei 6,6 miliardi stanziati, quasi la meta’ riguarda il capitolo risorse idriche. Un miliardo di Euro nella nostra regione è quindi destinato alla gestione sostenibile delle risorse idriche che sarebbero 200 milioni di ero per provincia.
Non è molto ma non è nemmeno poco!
La Provincia di Lecce è ricca d’acqua, grazie alla presenza dell’acquifero calcareo che favorisce l’accumulo nel sottosuolo di ingenti risorse. La ricchezza di acque sotterranee è tuttavia compromessa da un uso dissennato della risorsa stessa, caratterizzato da prelievi eccessivi (IN Provincia Di Lecce sono 70.000 I POZZI AUTORIZZATI E NON SAPPIAMO QUANTI ALTRI CE NE SONO CHE NON HANNO AUTORIZZAZIONE) e non pianificati nonché dall’inquinamento puntiforme e diffuso di diversa origine (urbana, agricola, industriale).
La conseguenza diretta dell’eccessivo prelievo di acque sotterranee è l’abbassamento del livello della falda, che a sua volta può produrre delle modificazioni ambientali: in acquiferi di pianura come il nostro, per esempio, può essere determinato il richiamo di acque superficiali inquinate in acquiferi profondi non contaminati; in prossimità della costa, può essere provocato il richiamo di acque marine, causando la salinizzazione delle falde superficiali.
In ultima analisi, il contributo negativo dello sfruttamento delle risorse idriche al fenomeno di desertificazione è quindi da mettere in relazione più alle modalità di gestione delle risorse che ai suoi aspetti quantitativi.
E’ appunto la modalità di gestione la soluzione che ho trovato agli emungimenti incontrollati dei 70.000 (settantamila) pozzi privati e anche per quelli abusivi della provincia di Lecce ma che è sicuramente estensibile a tutti pozzi della Puglia.
Come facilmente si intuisce, al fine di valutare quanta acqua viene captata dalla falda del Salento c’è bisogno da fare il bilancio idrico.
Per effettuare tale bilancio bisogna prendere in considerazione i seguenti fattori:
a. Afflussi:
• afflusso dalla superficie, inteso come alimentazione proveniente dalle piogge, irrigazioni e perdite dalla rete idrica superficiale naturale e artificiale (al netto dell’evapotraspirazione);
• afflusso da monte, che consiste nel contribuito proveniente dalla falda acquifera presente a monte.
b. Deflussi:
• prelievi da opere di captazione ( i pozzi);
• deflusso della falda verso le aree poste più a valle o verso il mare (le nostre sorgenti);

Per sapere quali siano le effettive disponibilità idriche della Provincia di Lecce è chiaro il ricorso alla formulazione di un bilancio idrologico; tuttavia è altrettanto rigoroso prendere atto che le “varie stesure” di bilancio, formulate dai vari autori, sono affette, notoriamente, da una serie di approssimazioni. Una di queste è appunto quella relativa ai prelievi da opere di captazione e l’altra è quella del deflusso che per quanto riguarda la Provincia di Lecce.
Il problema io l’ho risolto. Ho un metodo per conoscere quanta acqua si capta dalla falda che, come abbiamo appreso dagli studiosi è sottoposta a stress tale da creare il problema dell’intrusione marina e della conseguente desertificazione. Tale metodo, che pubblicherò non appena sarà brevettato, prevede anche la possibilità di monitorare durante la stagione secca.
Certo tale soluzione non avrà necessità del finanziamento della Banca Mondiale, basterebbe una parte del finanziamento dei 200 milioni di ero, ma 200 sono davvero troppi per avere UN SERVIZIO DI IDRODIFESA DEL DEMANIO IDRICO. Con molti più soldi si è realizzato l’affascinante ed efficace progetto della Banca Mondiale di riabilitazione del bacino idrografico del fiume Giallo nell’altopiano Loess, in Cina che ha determinato la riabilitazione di un’area di circa 640.000 kmq, un tempo molto fertile, altamente sfruttata con pratiche di agricoltura non sostenibile che hanno portato al collasso del sistema ecologico. Il progetto, iniziato nel 1994, ha restituito, in dieci anni, alle popolazioni la loro terra, grazie anche alla loro collaborazione ed istruzione a pratiche di agricoltura sostenibile. Il coinvolgimento delle popolazioni e delle comunità di base, per
il successo di questi interventi ed anche per la sensibilizzazione ad un uso sostenibile del suolo e dell’acqua, è fondamentale infatti tra le cause di desertificazione non vi è solo la povertà, intesa come scarsa conoscenza delle pratiche sostenibili, ma anche la ricchezza, che induce ad uno sfruttamento dissennato delle risorse.
L’area che va da Otranto a Gallipoli con le risorse messe a disposizione può essere IMMEDIATAMENTE MESSA IN SICUREZZA DAL RISCHIO DESERTIFICAZIONE.
L’operato delle istituzioni QUALI LA PROVINCIA, L’UNIVERSITA’ DEL SALENTO E QUELLO DEGLI ORDINI PROFESSIONALI DEI DOTTORI AGRONOMI, GEOLOGI, INGEGNERI E I LAUREATI IN SCIENZE AMBIENTALI DELLA PROVINCIA DI LECCE NEL NOSTRO contesto, è di particolare importanza per la presenza che hanno sul territorio e la loro capacità di permeare il tessuto sociale. Tutti insieme potremo effettuare un “restauro delle coscienze”, un lavoro sulla persona, quasi una rivoluzione culturale, affinché vi sia una maggiore consapevolezza da parte di tutti, della necessità di tutelare le risorse naturali come quelle rappresentate da Gallipoli (La Perla dello Jonio) e Otranto (La Perla dell’Adriatico) che soffrono della desertificazione.

Di Antonio Bruno
Dottore Agronomo

Fino al secolo scorso c’era un grande lago che si chiamava Aral. Il lago d’Aral, uno dei laghi più grandi del mondo ed enorme riserva di pesca che dava sostentamento a milioni di persone, a causa di un dissennato progetto dell’Unione Sovietica di diversione delle acque a scopo irriguo per la produzione di cotone sulle sponde dei fiumi che lo alimentavano, è oggi praticamente scomparso, lasciando il posto a chilometri di steppa desertica che producono tempeste di sabbia, a loro volta causa di cambiamenti climatici.
Fino ad oggi (al settembre 2007) c’è una grande riserva d’acqua che si chiama FALDA DEL SALENTO che permette a Otranto e Gallipoli di vivere in un territorio bello e suggestivo e di far vendere ai suoi abitanti a 4.000 Euro al metro quadrato gli appartamenti ai turisti che vengono da tutto il mondo. Questa area che va da Otranto a Gallipoli coprendo parte del Salento è definita dagli studiosi MOLTO SENSIBILE ALLA DESERTIFICAZIONE .
Il concetto di desertificazione si è progressivamente evoluto nel corso degli anni nel tentativo di definire un processo che, seppur caratterizzato da cause locali, sta sempre più assumendo la connotazione di un problema globale. A questo termine è associata nell’immaginario collettivo il processo di espansione dei deserti sabbiosi.
Quest’immagine non corrisponde alla complessità dei fenomeni di degrado in atto nel nostro territorio.
Un elemento comune che inconfutabilmente associa le aree soggette a desertificazione è costituito dalla progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacità produttiva.
In base ad un criterio di produttività biologica, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla Desertificazione, tenutasi a Nairobi nel 1977, adottò una definizione di desertificazione (“riduzione o distruzione del potenziale biologico del terreno che può condurre a condizioni desertiche”) che prescindeva dalla collocazione geografica (polari o tropicali) delle aree colpite, dalle loro caratteristiche climatiche, dalle cause (naturali o antropogeniche) e dai processi (salinizzazione, erosione, deforestazione, ecc.) all’origine del degrado del potenziale biologico del suolo.
La desertificazione costituisce attualmente uno dei più impellenti e gravi problemi che minacciano l’umanità. La desertificazione minaccia infatti già oggi la sicurezza alimentare e la sopravvivenza di circa un miliardo di persone nelle aree più povere dei cinque continenti.
Ma noi che leggiamo e che viviamo in un paese che è tra gli 8 più ricchi del mondo pensiamo di non avere nulla a che fare.
L’ANSA un anno fa ci ha dato la notizia che presumibilmente per mitigare gli effetti devastanti della desertificazione sono a disposizione della nostra regione più di un miliardo di Euro ovvero duemila miliardi delle vecchie Lire.
In Puglia solo il 7% del territorio regionale non e' affetto dal rischio deserto, mentre il 93% e' mediamente sensibile (47,7%) e molto sensibile (45,6%) con le aree dietro il Gargano, molta parte della zona costiera e la fascia che va da Otranto a Gallipoli coprendo parte del Salento. I piani anti-desertificazione delle 7 regioni piu' a rischio (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) riguardano 5 capitoli di intervento:
1. protezione del suolo;
2. gestione sostenibile delle risorse idriche;
3. riduzione dell'impatto delle attivita' produttive;
4. riequilibrio del territorio;
5. misure trasversali. 

Dei 6,6 miliardi stanziati, quasi la meta' riguarda il capitolo risorse idriche. Un miliardo di Euro nella nostra regione è quindi destinato alla gestione sostenibile delle risorse idriche che sarebbero 200 milioni di ero per provincia.
Non è molto ma non è nemmeno poco!
La Provincia di Lecce è ricca d’acqua, grazie alla presenza dell’acquifero calcareo che favorisce l’accumulo nel sottosuolo di ingenti risorse. La ricchezza di acque sotterranee è tuttavia compromessa da un uso dissennato della risorsa stessa, caratterizzato da prelievi eccessivi (IN Provincia Di Lecce sono 70.000 I POZZI AUTORIZZATI E NON SAPPIAMO QUANTI ALTRI CE NE SONO CHE NON HANNO AUTORIZZAZIONE) e non pianificati nonché dall'inquinamento puntiforme e diffuso di diversa origine (urbana, agricola, industriale).
La conseguenza diretta dell'eccessivo prelievo di acque sotterranee è l'abbassamento del livello della falda, che a sua volta può produrre delle modificazioni ambientali: in acquiferi di pianura come il nostro, per esempio, può essere determinato il richiamo di acque superficiali inquinate in acquiferi profondi non contaminati; in prossimità della costa, può essere provocato il richiamo di acque marine, causando la salinizzazione delle falde superficiali.
In ultima analisi, il contributo negativo dello sfruttamento delle risorse idriche al fenomeno di desertificazione è quindi da mettere in relazione più alle modalità di gestione delle risorse che ai suoi aspetti quantitativi.
E’ appunto la modalità di gestione la soluzione che ho trovato agli emungimenti incontrollati dei 70.000 (settantamila) pozzi privati e anche per quelli abusivi della provincia di Lecce ma che è sicuramente estensibile a tutti pozzi della Puglia.
Come facilmente si intuisce, al fine di valutare quanta acqua viene captata dalla falda del Salento c’è bisogno da fare il bilancio idrico.
Per effettuare tale bilancio bisogna prendere in considerazione i seguenti fattori:
a. Afflussi:
• afflusso dalla superficie, inteso come alimentazione proveniente dalle piogge, irrigazioni e perdite dalla rete idrica superficiale naturale e artificiale (al netto dell’evapotraspirazione);
• afflusso da monte, che consiste nel contribuito proveniente dalla falda acquifera presente a monte.
b. Deflussi:
• prelievi da opere di captazione ( i pozzi);
• deflusso della falda verso le aree poste più a valle o verso il mare (le nostre sorgenti);

Per sapere quali siano le effettive disponibilità idriche della Provincia di Lecce è chiaro il ricorso alla formulazione di un bilancio idrologico; tuttavia è altrettanto rigoroso prendere atto che le “varie stesure” di bilancio, formulate dai vari autori, sono affette, notoriamente, da una serie di approssimazioni. Una di queste è appunto quella relativa ai prelievi da opere di captazione e l’altra è quella del deflusso che per quanto riguarda la Provincia di Lecce.
Il problema io l’ho risolto. Ho un metodo per conoscere quanta acqua si capta dalla falda che, come abbiamo appreso dagli studiosi è sottoposta a stress tale da creare il problema dell’intrusione marina e della conseguente desertificazione. Tale metodo, che pubblicherò non appena sarà brevettato, prevede anche la possibilità di monitorare durante la stagione secca.
Certo tale soluzione non avrà necessità del finanziamento della Banca Mondiale, basterebbe una parte del finanziamento dei 200 milioni di ero, ma 200 sono davvero troppi per avere UN SERVIZIO DI IDRODIFESA DEL DEMANIO IDRICO. Con molti più soldi si è realizzato l’affascinante ed efficace progetto della Banca Mondiale di riabilitazione del bacino idrografico del fiume Giallo nell’altopiano Loess, in Cina che ha determinato la riabilitazione di un’area di circa 640.000 kmq, un tempo molto fertile, altamente sfruttata con pratiche di agricoltura non sostenibile che hanno portato al collasso del sistema ecologico. Il progetto, iniziato nel 1994, ha restituito, in dieci anni, alle popolazioni la loro terra, grazie anche alla loro collaborazione ed istruzione a pratiche di agricoltura sostenibile. Il coinvolgimento delle popolazioni e delle comunità di base, per
il successo di questi interventi ed anche per la sensibilizzazione ad un uso sostenibile del suolo e dell’acqua, è fondamentale infatti tra le cause di desertificazione non vi è solo la povertà, intesa come scarsa conoscenza delle pratiche sostenibili, ma anche la ricchezza, che induce ad uno sfruttamento dissennato delle risorse.
L’area che va da Otranto a Gallipoli con le risorse messe a disposizione può essere IMMEDIATAMENTE MESSA IN SICUREZZA DAL RISCHIO DESERTIFICAZIONE.
L’operato delle istituzioni QUALI LA PROVINCIA, L’UNIVERSITA’ DEL SALENTO E QUELLO DEGLI ORDINI PROFESSIONALI DEI DOTTORI AGRONOMI, GEOLOGI, INGEGNERI E I LAUREATI IN SCIENZE AMBIENTALI DELLA PROVINCIA DI LECCE NEL NOSTRO contesto, è di particolare importanza per la presenza che hanno sul territorio e la loro capacità di permeare il tessuto sociale. Tutti insieme potremo effettuare un “restauro delle coscienze”, un lavoro sulla persona, quasi una rivoluzione culturale, affinché vi sia una maggiore consapevolezza da parte di tutti, della necessità di tutelare le risorse naturali come quelle rappresentate da Gallipoli (La Perla dello Jonio) e Otranto (La Perla dell’Adriatico) che soffrono della desertificazione.

*Dottore Agronomo