Vi ricordate qualche tempo fa vi avevamo informato sulla tragedia che si sta consumando in questo angolo di paradiso. Beh se il paradiso può attendere, le maldive decisamente non se lo possono più permettere.
MALÉ – «Vado a pied i al lavoro e  lascio a casa la limousine. Pratico lo snorkeling e le immersioni. E  cerco di entrare in contatto con la vita marina». Le doti da sub le  aveva già mostrate guidando alle Maldive il primo consiglio dei ministri sott’acqua della storia. Mohamed  Nasheed, presidente delle 1.192 isole paradiso dei turisti (ma a  rischio scomparsa), “Eroe dell’ambiente 2009” per Time Magazine,  “Campione della Terra Onu 2010”, è diventato uno dei leader mondiali  nella lotta al riscaldamento globale.
Otto mesi dal vertice subacqueo per denunciare l’innalzamento dei  mari. Quali i risultati ottenuti?
Le nostre isole sono  diventate un campanello d’allarme: il canarino nella miniera di carbone.  Dico sempre ai leader stranieri: “Ciò che accade a noi oggi, può  succedere a voi domani”. Si pensi a una città come Venezia. In un certo  senso, siamo già tutti maldiviani”.
Al vertice sul clima di Copenaghen si  raggiunse un accordo non vincolante. Nessun progresso al G8 e al G20 in  Canada. Come superare questo stallo?
Copenaghen è stato un  piccolo passo avanti. Ma è deludente che non si affronti più la crisi  ambientale. Sarebbe invece il momento di costruire, occupandoci proprio  di economia. Finora chiunque ha emesso anidride carbonica senza pagare.  Ma è folle che qualcosa da cui tutti dipendiamo – l’atmosfera – non  abbia valore economico.
Quale la  strategia alternativa?
Far pagare le emissioni. A un prezzo  così alto da compensare i danni ambientali. Sarebbe più esplosivo della  Rivoluzione industriale: le fonti rinnovabili diventerebbero più  economiche dei combustibili fossili, nascerebbero nuovi posti di lavoro e  i Paesi consumatori di petrolio non trasferirebbero più le loro  ricchezze ai venditori stranieri.
A  Copenaghen l’Europa apparve schiacciata da Stati Uniti e Cina. Quale  ruolo può giocare nella lotta al cambiamento climatico?
All’Europa  piace vedersi leader della questione ambientale. Io le dico: sii più  audace, il mondo ha bisogno della tua leadership. Noi appoggiamo la  proposta di alcuni Paesi europei di alzare il taglio delle emissioni dal  20 al 30% entro il 2020.
Appena  insediatosi, nel 2008, disse di voler comprare una nuova terra per il  suo popolo. Fu solo una strategia di comunicazione?
Siamo a un  metro e mezzo sul livello del mare e gli effetti del riscaldamento  globale, come erosione e danni ai coralli, si avvertono già. Se il mondo  consentirà la catastrofe ambientale, non potremo che trasferirci.  Nessuno però lo vuole. E poi, dove finirebbero le farfalle? Dove i  suoni? Dove la nostra cultura?.
I  cambiamenti climatici e la recessione stanno modificando l’offerta  turistica? 
Le nostre spiagge restano tra le migliori al mondo  per le vacanze. Di recente il governo ha creato un sistema di  collegamento tra le isole e alle famiglie locali sarà consentito  allestire alloggi. Così i turisti potranno continuare a sdraiarsi al  sole ma anche esplorare gli atolli.
Povertà,  legge islamica e trent’anni di regime sotto cui lei stesso fu  arrestato: l’altra faccia delle Maldive. Il Paese è cambiato da quando  lei è il primo presidente democraticamente eletto? 
Viviamo  una situazione fluida. Come un bambino che inizia a camminare e  inciampa. Ma i diritti fondamentali sono riconosciuti. Reporters sans  frontières, ad esempio, ci pone due posizioni sotto l’Italia per la  libertà d’informazione.
Da Corriere della Sera del 29 giugno 2010