Vi riportiamo un articolo apparso su Libero News di oggi. Sembra che la NATO si sia svegliata solo oggi e abbia scoperto che le guerre del futuro (che sono già in corso) saranno combattute per assicurarsi l’accesso all’acqua.
Ecco quindi l’articolo riportato:
Altro che petrolio, oro, diamanti o possedimenti coloniali o il pericolosissimo confronto tra regime comunista e i liberali. Come si afferma da ormai diversi anni, le guerre del futuro si combatteranno per l’accesso all’acqua e, in tale contesto, l’Italia sarà pesantemente coinvolta vista la sua vicinanza con l’Africa.
Questo lo scenario delineatosi nel corso del convegno al Senato americano sul clima e la sicurezza svoltosi questa mattina a Washington, durante il quale Alexandrios Papaioannou, rappresentante della Nato, ha espresso le sue preoccupazioni per quanto potrebbe accadere da qui a pochi lustri, non solo nel Continente Nero, ma anche nella già rovente regione mediorientale.
“Nel Medio Oriente il conflitto fra arabi ed israeliani non sarà per Gerusalemme, ma per l’accesso all’acqua – afferma Papaioannou –. Il lago sotterraneo che fornisce l’acqua a Gaza potrebbe diventare presto un lago salato, a causa dell’innalzamento del Mediterraneo”.
Stesso discorso può essere fatto per l’Egitto e il corso del Nilo.
“Decine di milioni di egiziani – prosegue l’emissario della Nato – vivono grazie alle acque del Nilo. Cosa succederà se Uganda, Etiopia e Sudan cominceranno a prendere più acqua? L’Egitto andrebbe sicuramente in guerra”. Ed ecco il ruolo dell’Italia, che diventerebbe ancor di più la porta d’ingresso per l’Europa per i molti rifugiati e profughi provocati dai conflitti nel continente africano.
Impreparati – Ma l’aspetto più preoccupante è che, nonostante l’emergenza acqua sia stata delineata ormai da diversi decenni, l’agenda politica e interventista della Nato e dei vari Paesi internazionali non è stata ancora aggiornata, anzi, sembra essere ferma a decenni fa.
“La Nato è ancora organizzata in funzione della minaccia sovietica, che non c’è più ormai dal crollo del blocco e la fine della Guerra Fredda”, prosegue l’emissario greco.
“Al contrario siamo totalmente impreparati per quanto riguarda la capacità di gestire crisi umanitarie e lo testimonia il fatto che il rapporto sul futuro della Nato da qui al 2020 dedichi solo 5 righe ai cambiamenti climatici. Per prevenire i problemi futuri dobbiamo aumentare la nostra capacità di protezione civile”.
Da Libero News del 16 giugno 2010