A Vicopisano, Comune di circa 8.500 anime in provincia di Pisa, è in corso una diatriba con l’acqua Uliveto che mi pare degna di un’attenzione non solo locale. Lo sapete: io bevo acqua del rubinetto e considero l’acqua in bottiglia (di cui gli italiani sono primi consumatori europei e terzi mondiali) un mostro ecologico ed economico.
Le sorgenti dell’acqua Uliveto sono appunto a Vicopisano, che ha aumentato unilateralmente il canone per l’estrazione dell’acqua a 1,70 euro al metro cubo (mille litri) e ha mandato il conto degli arretrati. La Uliveto non ha gradito.
Si calcola che il canone porterebbe ogni anno nelle casse comunali circa 500.000 euro.
La cifra è molto inferiore a quella che la Uliveto spende per farsi pubblicità, ma almeno riconoscerebbe a Vicopisano una dignità non inferiore rispetto a quella del passerotto che compare negli spot insieme a Del Piero.
Pago subito i miei debiti. La geniale comparazione col passerotto non è farina del mio sacco. L’ho presa da un comunicato stampa di Sinistra e Libertà pubblicato da Il Tirreno (sotto, come sempre, tutti i link).
In ogni caso, come si legge nella delibera della Giunta comunale di Vicopisano per l’aumento del canone,
Il marchio Uliveto è commercializzato dal gruppo Co.Ge.Di. International che commercializza anche il marchio Rocchetta di Gualdo Tadino in Umbria (“le acque della salute” come insieme sono definite dalla comunicazione commerciale del gruppo). CoGeDI è il terzo competitor nazionale per volumi prodotti (…). Il gruppo è da diversi anni il maggiore investitore pubblicitario su scala nazionale.
Mi sono divertita un po’ con la calcolatrice. Al supermercato, sei bottiglie di acqua Uliveto da un litro e mezzo l’una costano all’incirca 3,72 euro. Significa che il prezzo di un litro d’acqua è di 0,41 euro.
Il canone di concessione richiesto dal Comune è pari a 0,0017 euro al litro. O, se preferite, 0,17 centesimi, e rappresenta lo 0,4% del prezzo finale pagato dai consumatori.
Pare che la Uliveto voglia fare ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) contro l’aumento. Ovvio che un’azienda difenda i propri interessi.
Io però penso agli interessi collettivi. Innanzitutto considero l’acqua un bene collettivo sempre più raro e prezioso, non una merce. E pensate a tutto l’inquinamento legato all’acqua in bottiglia. Inquinamento inutile, visto che c’è l’acqua del rubinetto, ottima e pluricontrollata.
Il vuoto a rendere di vetro è piuttosto raro: di solito l’acqua viene venduta in bottiglie di plastica. Per produrle l’italia consuma ogni anno 7 milioni di barili di petrolio, con emissioni di anidride carbionica – il principale gas dell’effetto serra – pari ad un milione di tonnellate.
Per fabbricare la plastica delle bottiglie ci vuole anche acqua, tanta acqua: si calcolano altri quattro litri per ogni litro d’acqua messa in vendita.
Dopo esserci costate tutto questo scialo di petrolio e di acqua, le bottiglie di plastica finiscono in pattumiera in qualità di rifiuti. E come tali comportano ulteriori costi, pecuniari ed ambientali.
Senza contare che l’acqua in bottiglia viaggia. Viene trasportata soprattutto in autostrada: traffico, inquinamento, emissioni di gas serra, consumo di carburante.
Non so se esista una somma in denaro in grado di riparare a tutto questo. Ma, visto che qui si parla di vil denaro, trovo comprensibile che Vicopisano voglia essere equiparato almeno al passerotto che svolazza attorno a Del Piero. Voi cosa ne dite?
Segnalato da Giacomo Cesaro