ONU prevede 130 milioni di morti per le guerre

Come vi avevamo già mostrato in questo articolo, il mondo si sta “popolando” di nuove guerre, quelle per l’acqua. L’ONU adesso ne calcola i morti.

Il programma per l’ambiente dell’Onu, l’Unep, raccomanda a governi e organizzazioni che operano nel campo dell’approvvigionamento, gestione e tutela della risorsa idrica di mettere mano alle legislazioni vigenti per dare la necessaria priorità alle istanze ambientali di salvaguardia. Il rischio altrimenti è di “subire” senza strumenti normativi, organizzativi amministrativi e politici una crisi idrica globale che potrebbe verificarsi nel breve periodo. L’allarme e la proposta sono oggetto del Greening Water Law,un rapporto prodotto e proposto in occasione della Settimana mondiale dell’acqua di Stoccolma. C’é già una guerra in corso, sostiene il documento, tra le necessità in continua crescita della popolazione mondiale e il sistema ambientale e naturalistico che ha bisogno di acqua permantenersi in vita. Secondo il rapporto è “una guerra tra poveri”. Entrambi i contendenti vivono una condizione di grande sofferenze: 1,8milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono ogni anno per malattie gastroenteriche (colera, il tifo, e dissenteria) attribuibili ad una mancanza di acqua potabile e servizi igienici di base. E, secondo l’Unep, se non verranno adottate misure più eque ed organiche per migliorare l’approvvigionamento d’acqua dolce per tutti gli usi, il numerodelle vittime della guerra potrebbe salire a 135 milioni entro il 2020. Sull’altro fronte il bollettino di guerra non è menodrammatico. L’impiego irrazionale delle acque dolci e l’impatto antropico sugli ecosistemi sono le cause principali della perdita di biodiversità i cui effetti sono ben evidenti in fiumi, laghi e zone umide in tutto il mondo: in Nord America circa il 27% della fauna d’acqua dolce è minacciato di estinzione a causa della carenza idrica e dell’inquinamento. In Croazia, ad esempio, oltre un terzo di tutte le specie di pesci d’acqua dolce sono a rischio. Secondo il rapporto è necessario costituire una autorità mondiale dell’acqua che predisponga una strategia sostenuta da un corpus legislativo. Ma è anche prioritario mettere mano agli attuali modelli di sviluppo per orientare le scelte verso indirizzi più equi e sostenibili.