Stiamo sfruttando già metà dell’acqua disponibile

Oggi è la Giornata mondiale dell’acqua. Ci si sofferma sugli sprechi e sul fatto che un miliardo di esseri umani – uno su sette – non abbia accesso all’acqua pulita e potabile.

Io preferisco soffermarmi sul fatto che siamo ormai al “picco dell’acqua”, con alcune differenze teoriche rispetto al picco del petrolio ma con gli stessi effetti effetti concreti: abbiamo sfruttato ormai il 50% dell’acqua dolce disponibile e questo significa la fine dell’abbondanza, anche se certo non la fine dell’acqua.

State dicendo che il mondo è è pieno d’acqua? Verissimo. Ma è quasi tutta salata mentre a noi serve l’acqua dolce: se tutta l’acqua del mondo stesse in un secchio, l’acqua potabile riempirebbe solo un cucchiaio.

Visto che l’acqua di superficie è già super sfruttata e spesso inquinata, usiamo moltissimo l’acqua di falda. Ma l’acqua filtra e si accumula nel sottosuolo molto più lentamente rispetto al ritmo con cui la estraiamo. In questo senso le falde – i giacimenti d’acqua – sono assimilabili ai giacimenti di petrolio e a tutte le materie prime che la Terra possiede solo in quantità limitata

Siamo abituati a pensare che l’acqua è indispensabile per bere. Vero, ma l’acqua è indispensabile anche per mangiare: il 70% dell’acqua usata in tutto il mondo serve per l’agricoltura. Senza irrigazione, i campi non potrebbero darci tutto ciò che siamo abituati a raccogliere.

E dunque, è facile immaginare quali sono in diversi luoghi – gli effetti del picco dell’acqua.

Ho messo insieme una piccola antologia di letture, in italiano e in inglese, sul picco dell’acqua.

“Picco dell’acqua?” da Energy Bulletin in traduzione italiana su Come Don Chisciotte (con link all’originale). Spiegazione di cosa è il picco dell’acqua, con il video di un’intervista a Peter Gleick, cofondatore e presidente del Pacific Institute, la prestigiosa associazione non profit che studia temi ecologici e che per prima ha parlato di picco dell’acqua.

“Has the U.S. passed the point of peak water?” ll titolo non tragga in inganno: si parla del mondo intero, e non degli Stati Uniti. Sull’Huffington Post, ancora Peter Gleick illustra la differenza fra picco dell’acqua rinnovabile, picco dell’acqua non rinnovabile, picco dell’acqua ecologica. Dice anche che abbiamo ormai raggiunto tutti e tre i picchi.

“Peak water and the asian water crisis”, prima e seconda parte. Su In the Angle, un sito indipendente australiano di news ed analisi, la definizione di “picco dell’acqua” e la scarsità d’acqua che già si manifesta in Cina, India, Pakistan.

Il picco dell’acqua in Arabia Saudita, di Ugo Bardi, sul blog di Aspo italia, l’associazione che studia il picco del petrolio. Dice che il momento di massima estrazione si è verificato 10 anni fa, e che ne hanno a disposizione sempre meno.

C’è una via di uscita? Certo, anche se impone di modificare le abitudini quotidiane. Conservare l’acqua non significa solo riparare il rubinetto che gocciola e risparmiarla nella vita quotidiana.

Dal momento che il 70% dell’acqua serve per l’agricoltura, è innanzitutto su questo fronte che bisogna agire, preferendo la produzione dei cibi che richiedono meno acqua. Per una bistecca ce ne vuole quantità esorbitante, per un piatto di pastasciutta o di riso molto, molto meno.

E’ uno dei tanti fronti sui quali, a mio avviso, è indispensabile governare urgentemente la crisi ecologica in atto.

Se vi chiedete perchè proprio ora tutti questi picchi simultanei – acqua, carbone, petrolio, perfino elio… – pensate a come è cambiato il pianeta nell’ultimo mezzo secolo, e all’intensità in precedenza assolutamente impensabile con cui l’economia ha sfruttato in tutto il mondo le risorse naturali.

Da Blogeco del 22 marzo 2011