L’autore del film premio Oscar “Una scomoda Verità” è intervenuto a un dibattito sull’ambiente organizzato da “Fabrica”
C’era tutto il mondo alla Triennale ad applaudire Al Gore, il paladino, ex-vicepresidente USA sconfitto da una manciata di voti da G. Bush, che oggi, un po’ ironicamente e un po’ seriamente, si definisce “l’ex futuro vicepresidente degli USA”. Acclamato come una star proclama “Al G8 non hanno combinato niente”, attacca davanti alla platea che riempie il salone d’onore della Triennale. In prima fila ad ascoltare l’ex di Bill Clinton ci sono, Luciano e Giberto Benetton, Carlo De Benedetti e rappresentanti della famiglia Moratti, Milly moglie di Massimo con Stefano Boeri, i figli dell dinastia petrolifera, volti noti tra cui Alessandro Cecchi Paone e Andrea Pezzi. Qui siamo in sala, clima tropicale e sedie trasparenti. Si entra solo con l’invito. L’altra metà del popolo del clima sta un piano sotto, in cortile o sdraiata sul prato. Sono decine di quasi giovani che all’happy hour frivolo preferiscono quello con Gore che parla di sostenibilità, crisi globale, risposte agli errori dell’uomo.
Lo seguono sul maxischermo installato nel parco, hanno la Tshirt nera e i jeans di Brad Hasse, 25 anni, venuto dall’arizona per studiare nella “Fabrica” Benetton di Oliviero Toscani. Oppure l’abito blu e la camicia inamidatadi Federico Leardi, coetaneo e Bocconiano, ramo marketing ” Ho letto il libro e visto il film. Questo signore mi piace pechè si pone in modo non polemico: va bene a tutti, è descrittivo, non è nè Grillo ne Micheal Moore”.
Jessica Middlemass ha 28 anni e doppia cittadinanza: italiana e americana. “l’ho votato, certo che l’ho votatol La sua è una battaglia sacrosanta, è una battaglia che si può vincere”. Il fidanzato è napoletano, sono tutti e due avvocati del lavoro “Milano? come aria fa schifo. Tante cose sarebbero da fare. Un governo progressista il documentario di Al Gore lo proietta in piazza Duomo. gratis. Incentiva l’acquisto di auto ibride, metà a benzina e metà elettriche. Converte il riscaldamento delle case”.
Dal parco la star dell’ecologia snocciola i temi forti della sua campagna, una campagna in servizio effettivo permanente in giro per il mondo: è la sua scomoda verità sull’esplosione demografica, l’uso delle tecnologie delle fonti rinnovabili. La parola “disaster”, disastro, rieccheggia nel cortile dei Goreboys e risale sui balconi dove la candida chioma di Luciano Benetton si concede una rinfrescatina. “Il riscaldamento globale è la minaccia per l’umanità”: lui si chiama Leonardo Secchi, ma di italiano ha solo le origini. E’ brasiliano di Florianapolis, si sta laureando in scienze politiche alla Statale. “Vivo qui da tre anni, giro sempre in bicicletta, sento la scarica delle auto in faccia, questa è una delle città meno ecologiche che abbia mai visto”. Ha un’idea, leonardo, ed è quantomeno suggestiva: “Al Gore sindaco di Milano!”. Il diretto interessato fa subito chiarezza : “Non penso di candidarmi alle prossime elezioni, ma non lo escludo”. Palazzo Marino? No, si sta parlando di Casa Bianca. Come i marmi della Triennale che stasera fanno molto America. Il popolo del salviamo il mondo applaude. Welcome mister Gore.
Da “La Repubblica” del 15 giugno 2007