La premessa: “Sottovalutazione del problema, irresponsabilità politiche, commistioni con la camorra. La montanga di errori che si è accumulata in questi quindici anni è una pietra al collo per chiunque si cimenti con la questione rifiuti in Campania.”.
La presa di coscienza: “Per affrontare l’emergenza il governo non può che adottare misure di emergenza, provvedimenti che niente hanno a che vedere con l’individuazione di nuovi siti. Misure drastiche. Urgenti”.
A metterle in fila è Guido Viale, economista ambientale e autore di libri come Un mondo usa e getta o Governare i rifiuti.
Da dove incominciare?
Primo: dalla riduzione massiccia della produzione dei rifiuti. Da soli gli imballaggi costituiscono il 40% in peso dell’intera massa di rifiuti urbani e fino al 60-70 in volume. Bene: va vietata in tutta la regione, fino al ritorno alla normalità, la vendita al dettaglio di prodotti imballati, alimentari e non.
Facile dirlo, forse un po’ più complesso farlo.
Basta obbligare i consumatori a usare contenitori riutilizzabili (con la sola eccezione dei prodotti a rischio sanitario) e i distributori a inviare gli imballaggi agli impianti di recupero. In alternativa al divieto si può pensare alla tassazione di alcuni prodotti, come le bottiglie di acqua minerale.
Raccolta differenziata. In molti comuni raggiunge solo il 3%.
Raccolta differenziata, a porta a porta: questa è la seconda misura urgente. Fatta in modo serio. In Campania, nel periodo caldo di questo malaffare, si è arrivati ad impiegare fino a 20 mila addetti straordinari, molti lavoratori socialmente utili. Un esercito senza camion e addirittura senza scopa e paletta, che è andato a sovrapporsi alla gestione ordinaria. Portando a casa risultati ridicoli.
Terzo punto?
Lo smaltimento dei rifiuti. Da sempre è prevalsa una concezione magica della soluzione del problema: ” Vedrete, con l’inceneritorie si risolverà tutto”. L’inceneritore è stato pensato 14 anni fa, insieme ad altri 13. Poi si è scesi a tre. Nel 2003 è iniziata la costruzione nella posizione più infelice, oggi non è ancora finito. Dal momento in cui entrerà in funzione ci metterà però 3-4 anni per bruciare soltanto i 5 milioni di ecoballe già accatastate (bombe ecologiche che tra l’altro l’UE vieterebbe di bruciare perchè trattate male). E intanto, delle sette mila tonnellate prodotte ogni giorno, che ne facciamo? L’unica strada è quella indicata ancora negli anni ’70: ridurre, riciclare, recuperare sotto forma di energia, smaltire in discarica solo quello che non è smaltibile in altro modo.
Da “Corriere della sera” del 3 gennaio 2008