Allarme del WWf “Troppo sfruttamento da parte dell’uomo. Servirà un altro pianeta”
Se la nostra pressione sulla Terra conitnuerà a crescere ai ritmi attuali, intorno al 2035 potremmo avere bisogno di un altro pianeta per mantenere gli stessi stili di vita.
L’apocalittica previsione di James Leape, il direttore di Wwf international, è contenuta nell’ultima edizione del Libing planet report del WWf, la principale analisi dello stato di salute del pianeta presentata oggi a Roma. Dal rapporto emerge che il pessimo stato di salute dell’ambiente globale e delle biodiversità: il numero di popolazioni e speci viventi preseti sulla terra è in declino del 30%.
Bilancio in rosso. Il Wwf calcola che la domanda di caputale naturale (acqua, suolo fertile, foreste, risorse ittiche, ecc) provocata dalle attività umane supera di un terzo il livello sostenibile del pianeta. L’umanità si sta indebitando con la Terra: così quello che nel 1961 era ancora un credito rispetto al nostro utilizzo di risorse si è trasformato in un debito crescente.
Negli ultimi 45 anni la domanda è più che raddoppiata in conseguenza dell’incremento demografico e dei crescenti consumi individuali.
Verso la recessione ecologica. La situazione potrebbe presto diventare insostenibile. Abbiamo nei confronti del pianeta lo stesso atteggiamento dilapidatorio che le istituzioni finanziare hanno avuto con i mercati. Gli effetti di una possibile crisi ecologica globale potrebbero essere persino più gravi del disastro economico attuale.
L’impronta Ecologica. Come sempre, dal 1998 ad oggi, il rapporto calcola l’impronta ecologica di ogni Paese, calcolando il livello procapite di risorse ambientali consumate dai suoi abitanti. Nell’edizione 2008 Stati Uniti e Cina hanno le impronte ecologiche nazionali maggiori. A livello procapite, però, gli Usa mantengono il primato assoluto di grandi divoratori del pianeta, richiedendo una media di 9.4 ettari globali. L’Italia è al 24esimo posto con 4.8 ettari procapite.
L’impronta biologica. L’italia occupa però il quarto posto della classifica stilata secondo il nuovo indicatore di impronta idrica, introdotta con l’edizione di quest’anno, con consumo globale di acqua di 2.3 metri cubi pro capite annui. Peggio di noi fanno solo Usa Grecia e Malesia.