Bari (Puglia) -“Sarà uno dei primi progetti di legge ad essere incardinato nella Commissione competente nel futuro Consiglio regionale”.
Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, ha risposto così alla proposta “Governi e gestione del servizio idrico integrato Costituzione dell’azienda pubblica regionale Acquedotto pugliese, Aqp”, avanzata al questa mattina dai rappresentanti del Comitato pugliese Acqua bene Comune e dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, proprio nella sede di Aqp. “Intendiamo dimostrare che un’Azienda pubblica – ha spiegato il presidente Vendola – che ha un bene comune può essere gestita con metodi pubblici e partecipati dando risultati migliori di qualunque azienda privata”. Secondo Vendola, “se l’ Acquedotto diventa proprietà privata di qualche grande impresa internazionale è sicuro che avremo molti meno investimenti nella rete fognante, nei laboratori di controllo della qualità delle acque e avremo naturalmente tariffe molto più alte. Per questo, noi invece pensiamo – ha sottolineato ancora Vendola – che l’acqua non possa essere considerata una merce come le altre: l’acqua è un diritto, è un bene comune, vogliamo difendere con le unghie e con i denti l’ Acquedotto come una proprieta’ del Mezzogiorno d’Italia, dei pugliesi e dei meridionali, e vogliamo, quindi, anche per legge, con la ripubblicizzazione blindare la nostra proprietà pubblica”. “Oggi siamo di fronte ad un’Azienda che, secondo anche indicatori oggettivi, viene considerata di eccellenza, allora – ha ribadito – abbiamo preso la rincorsa e possiamo fare il salto verso il futuro, cioè verso la ripubblicizzazione di Acquedotto, chiudere definitivamente la partita con coloro che, truccando il gioco dei beni comuni pensano di poter mercificare l’ acqua e privatizzare l’Aqp”. “Noi abbiamo, per 5 anni, preso la rincorsa per risanare un’azienda che era stata spolpata viva, per rimetterle addosso competenza, modernità tecnologica, per cominciare a riparare le reti, che non avevano da troppi anni la giusta manutenzione, per contrastare – ha concluso – il fenomeno di quelle perdite amministrative dovuto alla senescenza del parco dei contatori e dovuto al fatto che gli enti pubblici non pagavano la bolletta all’Acquedotto”.
Da Il Paese Nuovo del 4 marzo 2010